Di cosa si tratta
Gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno segnato profondamente la storia del mondo e soprattutto degli Stati Uniti d’America.
Le aziende del settore alimentare, per tutelare la propria immagine aziendale ed i propri prodotti, oltre alla Food Safety (ovvero la gestione delle contaminazioni accidentali) sono quindi oggi chiamate a gestire anche la Food Defense (ovvero la gestione delle contaminazioni intenzionali).
Le autorità statunitensi hanno infatti pubblicato nel maggio del 2016 un testo di legge (il Title 21 – Part 121 – Mitigation strategies to protect food against intentional adulteration) finalizzato a definire strategie di mitigazione per proteggere le derrate alimentari da possibili contaminazioni intenzionali. L’obiettivo di questa disposizione è quello di proteggere la salute pubblica da attentati su larga scala che, in assenza di adeguate strategie di mitigazione, potrebbero causare malattie, morti, interruzione economica delle forniture lungo la catena alimentare.
Questa disposizione legislativa si applica alle aziende che producono, trasformano, manipolano, confezionano e stoccano prodotti alimentari destinati al mercato degli Stati Uniti: sono quindi soggette alla sua applicazione sia le aziende presenti sul suolo statunitense sia quelle che sono registrate per esportare negli Stati Uniti.
La Food Defense ha tuttavia assunto un’importanza crescente anche in Paesi che tradizionalmente non hanno sviluppato una cultura tecnica specifica su queste tematiche ma che realizzano prodotti per grandi marchi internazionali. Anche le recenti versioni degli standard BRCGS Food ed IFS Food hanno, ad esempio, dedicato al riguardo rispettivamente specifici requisiti.
Tuttavia per molte aziende risulta complesso comprendere “quale e quanto” lavoro vi sia da fare per poter raggiungere livelli di adeguatezza ai requisiti attesi dal mercato statunitense e/o dai grandi marchi della grande distribuzione internazionale.
Prima di avviare un lavoro di costruzione di un articolato sistema di Food Defense può quindi risultare utile eseguire una Gap Analysis che misura la “distanza” fra le misure in essere presso l’azienda e gli standard attesi dai mercati di riferimento.
Il nostro servizio
ISeven Servizi assiste le aziende nella gestione di queste problematiche nel modo seguente:
Il servizio di Gap Analysis
Fase 1 – Scelta del tipo di focus – È una fase preliminare, che può avvenire attraverso contatti telefonici o questionari, che prima di eseguire l’attività in azienda consente di focalizzare quali sono gli obiettivi da conseguire:
- conformità alle disposizioni legislative statunitensi,
- conformità a standard di marchi privati,
- ecc.
Fase 2 – Esecuzione della Gap Analysis – È la fase da svolgersi in azienda per realizzare una “fotografia” complessiva, e al contempo suddivisa per aree produttive, dello stato dell’arte aziendale in merito al proprio sistema di tutela alimentare. In funzione di quanto definito nella Fase 1 possono essere utilizzate apposite check list. La durata della Gap Analysis dipende dalle dimensioni del sito oggetto di indagine e prevede comunque almeno 1 giorno in azienda: in seguito è rilasciato un report che definirà gli elementi di vulnerabilità riscontrati. Ove siano richiesti dal cliente approfondimenti specifici la durata può aumentare in funzione del tipo di valutazione da eseguire.